In un giorno qualsiasi dell’era moderna, modernissima, il Mondo stupito osserva un incredibile fenomeno: una intera Nazione resta al buio. La Nazione è il Venezuela, il giorno è il 7 marzo 2019.
Con un effetto domino inarrestabile, si spengono le luci, si fermano i treni, si bloccano drammaticamente tutte le macchine essenziali per la vita negli ospedali, restano mute le stazioni di telecomunicazioni. Tutto ciò che è elettrico è spento.
L’INCREDIBILE FENOMENO HA UN NOME: BLACKOUT.
Non si riesce a comprendere come sia possibile un simile e paradossale disastro nei nostri giorni. Giorni accelerati dalla multi-connettività che copre ogni punto del Pianeta, giorni protetti dalla tecnologia che salva sempre ed ovunque. Un disastro incomprensibile.
Ed è paradossale che accada in Venezuela, uno tra Paesi più ricchi di petrolio, la materia prima energetica più largamente utilizzata per produrre energia elettrica.
Lo stupore comodamente si adagia sulle parole diramate da quel signore con i baffi, con un viso quadrato come le facce sudamericane dei fumetti, il signore prepotente del Venezuela: Maduro.
Lui, con fiera e insulsa certezza, dichiara che il Pentagono e il Comando Sud degli Stati Uniti hanno ideato un “attacco informatico contro i sistemi elettrici, di telecomunicazione e della rete informatica”. Con una trama “demoniaca”, hanno paralizzato il sistema elettrico Venezuelano attraverso un “attacco elettromagnetico” imperialista. E, visto che si trovava, ha infilato nella trama demoniaca anche il Presidente del Parlamento Juan Guaidó. Ha chiesto di aprire un’indagine sul leader dell’opposizione per presunto coinvolgimento nel “sabotaggio” della rete elettrica nazionale.
ECCO, ABBIAMO I COLPEVOLI.
Nello sport più diffuso al di là e al di qua dell’Oceano, lo sport economico e popolare del giustizialismo low cost, il colpevolismo, un evento tecnicamente possibile, diventa un fenomeno direi trascendente, innescato dagli oscuri poteri del male capitalista, cattivo e cruento.
Anche in Italia è accaduto abbastanza recentemente. Era domenica, la notte del 23 settembre del 2003. L’Italia tutta si spense. Piombammo nel buio anche noi e ci volle più di qualche giorno per ripristinare l’esercizio dell’intero sistema elettrico nazionale.
Nessuno si peritò di intravedere congiure, cospirazioni, complotti.
FU SUBITO CHIARITA LA RAGIONE PRINCIPALE DELL’EVENTO.
Il blackout si era innescato dal guasto nella zona trans-frontaliera Italia-Svizzera, causato dalla caduta di un albero su una linea elettrica aerea. Importavamo comodamente energia nucleare a basso costo dall’estero, contenti delle nostre scelte eco-compatibili sul nucleare.
Come una enorme nave mercantile con i motori a minimo, trainata con delle funi da pesanti rimorchiatori. Tutto funziona bene, fintanto che le funi reggono. Se una prima fune si spezza e le altre, sovraccaricate, si rompono a seguire, la nave si ferma. E ci vorrà del tempo per farla ripartire perché i suoi motori interni sono lenti, non rispondono rapidamente ad una brusca richiesta di lavoro. Non sono esattamente come un mitico Ciao della Piaggio: accelera e cammina.
IN VENEZUELA È ACCADUTO UN EVENTO DEL TUTTO SIMILE.
Le fonti più accreditate indicano che una linea elettrica di altissima tensione (765 kV), particolarmente vitale per quel sistema elettrico, ha subito un guasto. E’ la linea che connette il nord est del Venezuela (l’area che comprende le zone più popolate e la capitale Caracas) alla centrale idroelettrica “Simón Bolívar”. Un centrale imponente alimentata dalla Diga di Guri, terza al mondo con i suoi 13860 MW.
Per avere una misura dell’imponenza della centrale Venezuelana, basti pensare che la nostra centrale idroelettrica più grande è la “Luigi Einaudi” a Entracque in Provincia di Cuneo. 1310 MW di potenza, oltre 10 volte minore della “Simón Bolívar”. E se pure considerassimo la centrale termoelettrica più grande in Italia, la “Federico II” a Brindisi, tra le più grandi in Europa, la sua potenza (2640 MW) sarebbe comunque ad una distanza siderale rispetto al campione Venezuelano.
NON C’È NULLA DI OSCURO, MALIGNO, OSTILE.
I componenti reali si guastano in esercizio. Se i guasti, poi, avvengono su tratti vitali di un sistema complesso come lo è un sistema elettrico Nazionale, un blackout è spiegabile senza spie, né fattucchiere né sfere di cristallo. E, forse, sarà solo il primo in Venezuela, leggendo quanto è stato scritto sulle penose condizioni di manutenzione della rete elettrica del Paese.
E’ interessante riflettere comunque su un aspetto che, da solo, si è imposto. Attraverso l’assenza, la mancanza, come capita spesso a noi umani.
NEL 2019 DOBBIAMO AMMETTERE CHE SIAMO ANCORA IMMERSI NELL’ERA DELL’ELETTRICITÀ.
Tutte le nostre attività, che diamo per scontate, disponibili, ovvie, sono legate all’energia elettrica. Quando non c’è più, tutto si ferma. Il cellulare, la rete internet, i treni, le luci….. E’ così. Senza l’elettrone, generoso ed instancabile, siamo bloccati.
Un’era che parte da lontano, da Alessandro Volta che alla fine del 1700 scopriva il fenomeno dell’elettricità. Metteva in tasca una piccola pila e giocava a fare “il piacione” con le signore alle feste. Faceva avvicinare le mani gentili alla sua tasca e, sorprendentemente, le signore sentivano un fremito strano. Una piccola scarica che le faceva sorridere, sbalordite di un’esperienza senza pari.
Siamo partiti da lì ed ancora non impariamo ad usarla bene con la consapevolezza di quanto ne abbiamo bisogno. E’ un bisogno reale, ma nascosto tra le pieghe dell’abitudine miope e superficiale.
A volte anche i blackout servono a costringerci a riconoscere non solo il valore ma anche la nostra dipendenza dall’energia elettrica.
#miilluminodimeno è una manifestazione che è riconosciuta oramai da tutti intelligente e geniale. Spegniamo le luci tutti insieme in una serata, in modo coordinato in tutta la Nazione.
Ha certamente un valore simbolico interessante di richiamo e provocazione.
Ma, francamente, è uno slogan senza senso. Cosa significa?
Che potremmo vivere senza elettricità? Ma per favore! Siamo seri. E’ pura ipocrisia tecno-ideologica. La stessa RaiRadio2 come potrebbe comunicare il successo dell’iniziativa senza l’elettricità? So bene di dire una cosa anti-popolare.
Io proporrei uno slogan diverso, più realista e meno demagogico: #miilluminomeglio. Ecco questo si.
Anche per un sano rispetto dei padri Mondiali dell’elettricità: Girolamo Cardano, Alessandro Volta, Luigi Galvani. Italiani, fari accesi sull’umanità.