Giorgia l’archeologa e il Fascismo amarcord

by Michele Lanna
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Giorgia l’archeologa e il Fascismo amarcord

Giorgia Meloni è una donna simpatica e intelligente, certo non ha l’aplomb e l’eleganza di Nilde Iotti o di Margaret Thatcher, ma nella vita non si può avere tutto.

A proposito, cosa fa Giorgia nella vita?

L’archeologa.

Si occupa di recuperare e conservare le vestigia di antiche civiltà scomparse.

E poiché Giorgia è di buoni sentimenti ed anche diligente e operosa, si ostina a ricostruirne i pezzi mancanti, nella speranza di fornire a quel passato un nuovo splendore.

Il problema è che la sua improbabile attività di restauro è velleitaria, grossolana e pasticciata.

Insomma il restauro è fatto male e si vede tutto.

E, così, la toppa è peggio del buco che vorrebbe coprire.

Come opera la camerata delle borgate?

Si richiama un pochino al Duce ed alle imponenti opere di bonifica del fascismo “che fece anche cose buone”; ci mette qualche frase di Giorgio Almirante, che era persona seria e perbene, come riconoscono anche i suoi avversari; senza far mancare un po’di retorica sulle “Foibe” e così, “il giorno della memoria” lei parla di Tito e degli italiani trucidati, come se questo bastasse a neutralizzare le atrocità nazi-fasciste, sulle quali i nipotini di zio Benito preferiscono glissare.

Poi, un riferimento colto a Ezra Pound, lo straordinario poeta fascista umiliato dai partigiani, passando per Julius Evola o le grandezze del Futurismo, a testimoniare, insomma, che esiste anche una cultura di Destra… e ci mancherebbe altro.

Ma Giorgia non si limita al sentimentalismo amarcord.

E, così, cerca di inventare il “neo-fascismo 3.0”, un velleitario ed improbabile lepenismo all’italiana che infrangerà i cuori dei patrioti e porterà la prima donna a Palazzo Chigi: lei!

Quali le proposte della destra moderna immaginata da Giorgia Meloni?

L’introduzione del reato di “integralismo islamico”, con tanto di volantino con cintura esplosiva.

E poco importa se si tratta di una cazzata pazzesca, che vorrebbe colpire una modalità di esercizio del culto e che, pertanto, violerebbe una decina di articoli della Costituzione, repubblicana e antifascista.

Ma Giorgia non si limita a questo e guarda al futuro!

E, così, un’altra battaglia neo-luddista è quella contro la “fattura elettronica” e, così, contro lo sviluppo tecnologico applicato all’economia.

Certo, cara Giorgia, molti piccoli artigiani sono in difficoltà con la tecnologia, con i computer e con internet; ma la soluzione è quella di sostenerli anche economicamente e di formarli, non certo di abolire internet ed i computer per tornare alla penna ed al calamaio.

Quale il risultato di questa tragicomica operazione di maquillage storico-politico?

Quello di assomigliare ad una di quelle penose maschere umane, devastate dalla chirurgia estetica, che si agirano nelle nostre città. Su quei volti tumefatti ed informi si leggono in controluce i segni del passato che fu, umiliato dalla protervia di un presente ingombrante e per nulla compassionevole.

Quale, invece, il risultato politico?

Che il partitino dei “Fratelli D’Italia”, con il suo “neo-fascismo patinato 3.0”, agli altri “fratelli” italiani non piace e, così, non riesce a schiodarsi dal 4%.

Perché non piace?

Perché quella dei “Fratelli d’Italia” è, a partire dal nome, un’operazione meramente intellettuale, troppo intellettuale… dove al posto della pancia c’è il cervello, al posto del sentimento il sentimentalismo e al posto dei fascisti, il Fascismo…quello che fu.

Chi piace, invece, agli italici “patrioti”?

Certamente lui, il “capitano” Matteo Salvini, con indosso la giubba della Polizia di Stato.

Lui, però, non sa cosa sia il Fascismo, perché non ha studiato, non legge e quel poco che sa, l’ha imparato sui social.

E, poi, mentre i “Fratelli d’Italia” stavano nelle sezioni o nel fronte della Gioventù, lui partecipava, insieme a Matteo Renzi (e questo aprirebbe un altro capitolo) ai telequiz su Canale5, la tv commerciale inventata da Berlusconi.

Matteo non conosce neanche Ezra Pound, Julius Evola, il Futurismo, Boccioni e le Foibe.

Perché ha passato la sua vita nei raduni leghisti a ruttare che “ce l’aveva duro” e che “i meridionali terremotati puzzavano”, augurandosi che il “Vesuvio li incenerisse”.

Ma Matteo, però, cara Giorgia, a differenza tua è un vero fascista… anche se non lo sa.

E’ fascista di quel fascismo acre, risoluto, rozzo e pungente che piace tanto a noi italiani.

Quel fascismo che Mussolini non aveva certo inventato, ma che aveva l’ambizione di governare e che, probabilmente, faceva egli stesso fatica a contenere.

Qual fascismo che, magari, ha anche paura di “nominarsi”, di palesarsi, o che addirittura non ha nemmeno la consapevolezza di essere tale, che non indossa la camicia nera e che è fatto di qualunquismo, populismo, becero conservatorismo, maschilismo, insofferenza alle regole, familismo amorale e, soprattutto, di leaderismo con un bisogno profondo del “capo”, del “capitano”, che si chiami Salvini, Renzi, Berlusconi, Craxi o, finanche, Putin e che contamina, seppur in proporzioni diverse, tutte le fasce sociali e tutti i partiti di questo paese, dall’estrema destra all’estrema sinistra.

Quel fascismo, insomma, che è da sempre dentro di noi, italiani nati con la camicia.

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