Le elezioni amministrative oramai incombono minacciose: si terranno la prima settimana di Ottobre.
Elemento caratterizzante dell’imminente competizione elettorale è rappresentato dalla moltitudine di liste civiche farlocche che, col passare dei giorni, si moltiplicano a dismisura, come fossero piante infestanti.
I primi a patire questo pseudo civismo di sintesi sono, ovviamente, i candidati autenticamente civici che, per fortuna, pure ci sono.
E, così, la politica vive un Agosto strano, con l’anomalo attivismo di improbabili candidati, sedicenti “civici”, che dai social sentenziano solenni: “adesso basta, non posso più tirarmi indietro, è il momento d’impegnarsi, di scendere in campo, è la gente che me lo chiede, la mia città che amo…”.
E, così, mentre ascolti il predicozzo, lo guardi perplesso e pensi: “ma veramente fa…?”.
La narrazione dell’homo novus, che in realtà molto spesso è di seconda o terza mano, se non addirittura scaduto, si correda di un ulteriore patetico corollario: “…caro elettore, io non sono né di destra, né di sinistra, sono un pezzo di società civile e, proprio per questo, mi presento in una lista civica … non importa, quindi, se tu sia fascista, comunista, democristiano, liberale o qualunquista, potrai comunque affidarmi, con serenità e fiducia, il tuo voto….”.
Insomma, amico caro: “stai senza pensier…”.
Per decodificare questa oscena antropologia umana e politica, oggi spudoratamente diffusa, occorre partire da una breve analisi tassonomica delle liste civiche, così come si sono espresse e trasformate nel corso degli anni.
La prima tipologia che andrò a descrivere mi sta molto a cuore.
Entrambi i miei nonni hanno fatto politica attiva e sono stati sindaci dei rispettivi paesi, in provincia di Napoli e di Caserta.
Tutti e due, poi, erano di Sinistra, seppure con differenti gradazioni di rosso, e questo sicuramente ha influenzato la mia collocazione politica, la mia visione della società e dell’economia, come credo sia avvenuto per tutti noi.
Il profilo politico, però, era assai diverso: l’uno, nato alla fine dell’800, antifascista, ascoltava “Radio Londra” durante il “Ventennio”, non volle mai prendere la tessera del partito del Duce e, così, con l’avvento della Repubblica, offrì per un breve periodo di tempo, il suo contributo alla comunità.
Un pezzo di società civile, un tecnico proveniente dal mondo delle professioni “prestato” alla politica, diremmo oggi.
L’altro, invece, era di spessore politico e sociale profondamente diverso.
Nato nella prima metà del ‘900, antifascista, movimentista, uomo di popolo, un animale politico: fu ininterrottamente sindaco del suo paese, con maggioranze bulgare, fino alla morte.
La sua intuizione, tra le altre, fu quella di ideare una “lista civica”, con la funzione di costituire una piattaforma sociale ed identitaria, elaborata su valori condivisi legati al contesto locale, nella quale i propri concittadini, quale che fosse la collocazione politica, potessero riconoscersi.
Nonno “Totonno”, insomma, poteva essere considerato, già negli anni ’60, il sostenitore di una prima tipologia di lista civica, che potremmo definire “identitaria” o, se volete, “populista”.
Una seconda tipologia di lista civica, anch’essa genuina e di nobile fattura, è quella che potremmo definire “lista civica d’essai”, costituita dai civici duri e puri.
Questi ultimi sono soggetti non riconducibili ad alcuno schieramento politico che si caratterizzano per essere pezzi di società civile fortemente impegnata nel sociale, nell’assistenza, nell’attivismo cattolico, nello sport, nella formazione, nella cultura, nella tutela dei diritti.
Rappresentano la parte più autentica e credibile del civismo impegnato in Politica, sebbene talvolta patiscano un eccessivo settarismo, che non gli consente d’intercettare ampi strati della società civile, che pure vorrebbero rappresentare.
Li riconosci subito perché, da sempre estranei alla competizione politica, non creano liste civiche “a supporto” dei partiti maggioritari, ma si presentano con un proprio candidato sindaco, estraneo ai partiti, autorevole, autonomo e indipendente.
E, per concludere, dulcis in fundo, il civismo politico “3.0” di questi ultimi anni, speculare, per il degrado che è capace di esprimere, al decadimento politico e sociale del Paese tutto.
I “neocivici” di questa torrida estate non esprimono un bel nulla, o meglio, esprimono, nella migliore delle ipotesi, il nulla politico e sociale che sono.
Essi rappresentano la negazione stessa del civismo, in quanto non sono espressione della società civile, ma una costruzione posticcia calata dall’alto, un prodotto artificiale, espressione dei partiti maggioritari che se ne servono per raccattare consenso.
Sono agglomerati informi, costituiti da una masnada d’improbabili candidati, così, variamente composti: a) fuoriusciti dai vari partiti dell’arco costituzionale, che migrano raminghi da diversi anni da Sinistra a Destra, da Destra a Sinistra, senza trovare pace; b) anemici personaggi in cerca d’autore, ignari delle più elementari regole della grammatica politica, eppure con arrogante e velleitaria ambizione di visibilità e prestigio locale; c) cittadini disperati, che nella Politica del passato erano confinati al rango di meri “galoppini”, oggi cooptati con effimere e spietate promesse all’interno delle liste, preoccupati più che delle sorti della loro comunità, della propria precaria e disagiata sopravvivenza.
E, così, i partiti maggioritari, in profonda crisi d’immagine, di contenuti e di valori -che localmente rende visibili le menzogne veicolate a livello nazionale, stante la mediocrità dei candidatisi – vedono costretti a creare, in prossimità delle elezioni, “pseudo liste civiche di supporto”, con l’unica funzione di raccattare voti, pescando nello stesso calderone.
Ulteriore “valore” aggiunto di tali agglomerati asfittici è quello di rendere meno visibile e traumatica la fetida transumanza dei sedicenti “civici” da una parte all’altra dell’agone politico.
E, così, i civici farlocchi, come mercenari della “Légion Etrangère”, negoziano prebende con i capobastone politici, spostandosi repentinamente e disinvoltamente da uno schieramento all’altro.
Il prodotto finale di questa degenerazione del quadro politico è che, alle prossime elezioni di Ottobre, saranno queste truppe cammellate, costituite dall’ascaro infedele e dall’utile idiota, a decretare la vittoria di questa o di quella coalizione, della Destra o della Sinistra: due facce della stessa moneta, falsa.