L’incendio al TMB di via Salaria in Roma dell’11 dicembre ci mostra ancora una volta il lato debole e incompetente di una classe politica troppo spesso inadeguata alle responsabilità che le vengono affidate. Cosa è e come funziona un TMB.
L’acronimo TMB sta ad indicare un impianto di Trattamento Meccanico Biologico. In pratica il rifiuto indifferenziato in entrata viene (dovrebbe essere) selezionato e separato in frazione organica (UMIDO- avanzi di cibo) e frazione secca valorizzabile (plastica, vetro, metalli ferrosi e non, carta e cartone ed altre frazioni come ad esempio il legno). Il tutto una volta separato dovrebbe (su carta) essere valorizzato.
L’umido per la produzione di compost (fertilizzante) ed eventuale captazione di biogas e la frazione secca per la produzione di combustibile derivato da rifiuto (CDR) insieme alla parte di frazione secca che risulta essere idonea al riciclo.
La tecnologia in questione è obsoleta ma dalla descrizione non sembra poi così male. Il problema è che sulla carta potrebbe anche avere senso ma da ciò che si vede nella realtà quotidiana, attraverso gli occhi di chi vive il dramma quotidiano della Salaria, l’impianto in questione non fa nulla di tutto ciò e da anni non ha senso di esistere.
Si limita ad essere e a svolgere la funzione di discarica a cielo aperto.
Un enorme sito di trasferenza che di fatto non fa alcun processo di trasformazione dei rifiuti in risorsa. Il rifiuto entra ed esce come rifiuto per poi essere destinato alla discarica. Nessun processo di trasformazione in atto. Invece di entrare come rifiuto ed uscire come risorsa, entra come rifiuto ed esce come rifiuto.
La cosa assurda è che come da anni sottolineano i vari Comitati civici nati per risolvere il problema della Salaria, l’impianto nonostante abbia avuto una trasformazione in sito di stoccaggio (di fatto una vera e propria modifica all’originario ruolo) riceve ancora oggi finanziamenti pubblici ed è oggetto di investimenti che non sono mirati ad un miglioramento tecnologico adeguato alle nuove tecnologie di mercato o ad un cambio di sito ma al mantenimento dell’attuale situazione.
Roma Capitale produce ogni giorno circa 5.000 tonnellate di rifiuto. Di queste circa 2.000 provengono dalla Raccolta differenziata e dovrebbero essere avviate ad impianti di selezione e riciclo e le restanti 3.000 invece sono rappresentate dal rifiuto indifferenziato, ed è proprio questo ad essere avviato nei vari TMB prima di essere avviate in discarica.
Dal 2013, infatti il rifiuto va “trattato” nei TMB prima di essere avviato in discarica.
DISCARICA. Ancora Discarica nel 2019. Mentre l’Europa approva e attua il pacchetto su Economia Circolare a Roma si prevedono investimenti per mantenere in vita impianti obsoleti come il TMB.
In tutta la Capitale i TMB sono quattro. Due privati, gestiti dal Consorzio Lazio Rifiuti situati a Malagrotta e due pubblici dell’AMA. Di cui uno in Via Salaria e l’altro a Rocca Ciencia. Il TMB della Salaria riceve ogni giorno circa 1.000 tonnellate di rifiuto indifferenziato e ne tiene in deposito circa 4.000 tonnellate.
L’ubicazione di tale impianto resta una vera è propria incognita, infatti dista poche centinaia di metri dalle abitazioni e asili nido. Quando venne aperto nel 2011 fu accolto con qualche perplessità ma tutto sommato la popolazione si mostrò fiduciosa nella tecnologia. Risolve i problemi di tutela ambientale e valorizza i rifiuti si dicevano nelle prime riunioni dei comitati di quartiere.
Pochi anni e la “puzza” della cattiva gestione invase l’intero quartiere. Cittadini che avevano scelto la Salaria per vivere lontano dal caos e dallo smog del centro si trovarono improvvisamente a fronteggiare camion pieni di rifiuto tal quale e cattivi odori quotidianamente.
Le abitazioni calarono di valore economico e i primi comitati cominciarono la loro protesta legittima e sacrosanta. Denunciano i Comitati che da sette anni ormai, il TMB della Salaria gestito dalla pubblica AMA è diventato una discarica nel centro del quartiere.
Secondo un recente rapporto dell’Arpa, l’impianto della Salaria non tratta i rifiuti, li stocca e li trasferisce senza alcun processo di lavorazione o trasformazione. Inoltre i rifiuti vengono classificati in modo scorretto.
Sempre secondo l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) l’impianto produce più scarto che rifiuto lavorato e non riesce a riciclare nemmeno i metalli (0,4 per cento contro il 5-7 per cento che dovrebbe essere la norma), inoltre risulta impraticabile qualsiasi opera di manutenzione ordinaria a causa della quantità enorme di rifiuti in deposito (stoccati).
Per Arpa circa il 73% dei rifiuti trattati nel TMB della Salaria sono oggetto di gravi criticità. Quasi nessuna norma viene rispettata per il rilascio dell’autorizzazione che invece è stata prorogata dagli uffici tecnici della Regione Lazio. Un impianto nato nel 2011 per trattare 700 tonnellate di rifiuti giornalieri è diventata una discarica che ne contiene 4.500 tonnellate senza alcuna strategia o piano ad “Economia Circolare”.
La cosa assurda è che invece di chiudere, prevedono investimenti ed ulteriore spreco di denaro pubblico senza prendere minimamente in considerazione i numerosi appelli da parte dei Comitati civici, Legambiente e Sindacati.
Le tecnologie a nostra disposizione oggi, sono numerose ed efficienti con il minor impatto ambientale e con il massimo della resa del rifiuto in risorsa.
Quei soldi pubblici potrebbero essere investite per bonificare la zona e prevedere nuovi impianti avanzati per la reale trasformazione del rifiuto in risorsa. C’è una cosa che però i soldi non possono comprare, la capacità di ascolto e la competenza di chi è chiamato a gestire tali responsabilità e più in generale la “Cosa Pubblica”.
La gestione dei rifiuti e la scelta delle tecnologie è il lavoro più grande da svolgere e serve una classe dirigente all’altezza del compito. Una Comunità guidata da una classe dirigente che nel 2019 non è in grado di trasformare i rifiuti in risorsa è destinata alla perenne situazione di emergenza su tutti i livelli.
Un Rifiuto abbandonato o gestito male è una risorsa in meno ed un problema in più. Cambiamo il nostro modo di pensare i rifiuti e pretendiamo Salute e Sostenibilità.