Anche le superpotenze come gli USA, piangono quando non sanno riciclare i rifiuti
Nello scenario globale, la superpotenza Cina si è ritagliata, con intelligenza, lo strategico ruolo di “Riciclatore Globale” ben consapevole di quanto sia importante il settore del Riciclo. È attualmente il punto di riferimento per tutti, in grado con una sua decisione di decretare miseria e nobiltà per gli altri Paesi, compresa l’altra superpotenza rappresentata dagli USA. Nessun Paese può realmente definirsi autosufficiente nel settore del riciclo tranne appunto la Cina.
La guerra commerciale tra Cina ed USA a colpi di dazi ha ripercussioni su tutto il globo….Italia inclusa. È bastata la decisione della Cina di limitare l’arrivo di materiali riciclabili per far impennare i costi del riciclo su scala globale e mandare in tilt USA ed Europa. Gli States in materia di rifiuti sono i primi esportatori al mondo con 14 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili all’anno. Ogni statunitense produce al giorno circa 3 Kg di rifiuti e nella sola città di New York si producono ogni giorno 934 tonnellate di materie riciclabili come plastica, vetro, alluminio, metalli ferrosi e carta e cartone. Differenziati e selezionati in modo approssimativo, per essere inviati in impianti di trasformazione che parlano cinese. Una quantità enorme che senza impianti in house diventano un problema enorme da gestire come si sta vedendo.
La Cina ha deciso di riciclare prima i propri rifiuti. Per la serie “prima i rifiuti cinesi” in risposta ai continui attacchi di Trump rappresentati dai DAZI. Protezionismo chiama protezionismo e nel caso dei rifiuti, se un Paese senza impianti di riciclo incontra un Paese con molti impianti di riciclo, il Paese senza impianti è un paese morto. Al momento l’export di rifiuti statunitensi verso la Cina si è dimezzato e già è crisi. Presto Pechino limiterà anche il ricevimento di rifiuti come metalli ferrosi e non ferrosi (rame, alluminio, acciaio ecc).
La strategia di Pechino è molto semplice. Da oggi in poi solo rifiuti differenziati di qualità senza contaminanti o sporcizia varia. Non chiedono la luna. Normalmente gli impianti che riciclano i rifiuti chiedono una differenziata di qualità elevata senza impurità. Anche il nostro CONAI (Consorzio nazionale degli imballaggi) prega i Comuni di dare loro una differenziata di qualità senza troppe impurità.
Pechino ha semplicemente alzato gli standard qualitativi. Gli USA non hanno mai dato la dovuta importanza alla raccolta differenziata ed al riciclo e proprio in un momento come questo dove le risorse naturali scarseggiano , il riciclo diventa fondamentale per ottenere nuova Materia Prima Secondaria in sostituzione delle materie prime vergini. Ora che il problema è esploso sarà difficile per gli Stati Uniti creare un sistema adeguato per il riciclo nei tempi richiesti, nel frattempo i rifiuti aumentano e si stoccano.
Andiamo a vedere nel dettaglio i danni provocati negli USA. Nella rinomata Philadelphia, la città più grande dello Stato della Pennsylvania, famosa per la sua attenzione al riciclo, oltre la metà dei rifiuti riciclabili per la prima volta viene avviata negli inceneritori tra lo sgomento dei suoi cittadini ormai abituati a standards elevati di sostenibilità. Molte altre città hanno riaperto Discariche e chiuso programmi di raccolta differenziata.
I cittadini statunitensi sono ben consapevoli di quanto sia inutile, dannosa e obsoleta una Discarica ed infatti protestano un po’ ovunque per l’allarmante livello raggiunto. Senza impianti di trasformazione del rifiuto riciclabile, aumentano i costi di riciclo e diventa vantaggioso bruciare i rifiuti con meno della metà dei soldi. Produci energia ma non hai più le materie rigenerate che ti servivano.
Fino ad oggi si sono sempre affidati alla Cina per riciclare materia ed oggi non sanno proprio come fare. Da dove iniziare forse lo sanno, ma il tempo è out. Un vero problema, che ha dimostrato quanto fragile sia una superpotenza davanti all’impreparazione nella sfida dell’economia circolare.
Impreparata, perché negli anni non ha mai pensato alla creazione di un sistema di trasformazione dei rifiuti in risorse tale da rendere il Paese AUTOSUFFICIENTE. L’indipendenza ha il suo prezzo che prima o poi paghiamo o riscuotiamo. Oggi la Cina riscuote e gli USA pagano. E noi? Abbiamo un sistema economico circolare? Siamo in grado di riciclare tutti i nostri rifiuti? Anche noi come gli USA abbiamo bisogno della Cina? La risposta è: Non siamo la Cina ma per fortuna nemmeno gli USA. Come Europa ci difendiamo bene come Italia meno.
Da quando, nel gennaio 2018 in Cina sono entrate in vigore le nuove regole per l’ambiente, i rifiuti riciclabili statunitensi sono diventati fuorilegge perché troppo contaminati, difficili da riciclare e per tanto di scarso o nullo valore economico. La differenziata Europea è ancora di buona qualità invece, ed è per questo che la Cina acquista ancora le nostre “Risorse”, anche se non come prima. L’Europa, con l’ultima direttiva su Economia circolare è corsa ai ripari, ma mancano ancora impianti ed un sistema unico europeo del riciclo.
Con la sua decisione, la Cina ha mandato in emergenza anche l’Australia che esportava 1,5 milioni di tonnellate annue di rifiuti riciclabili, lo stesso vale per altri paesi come Irlanda e Regno Unito. Ad oggi tutti devono fare i conti con la nuova strategia di Pechino.
Dal 1992 ad oggi il 72% dei rifiuti di plastica sono finiti a Hong Kong e in Cina, dove sono stati ripuliti, macinati e ritrasformati in materie prime utilizzate dalle industrie locali. Il modello Cinese è al momento il più grande sistema di riciclo dei rifiuti completo, legale e regolamentato, con un tasso di crescita annuo del 13,5% e ricavi pari a 16,2 miliardi di dollari.
E noi cosa aspettiamo? Prima di ogni cosa aspettiamo la sempre attesa e famigerata norma sull’End of Waste, che consentirebbe il riconoscimento per legge del rifiuto riciclato come MATERIA NUOVA o Prodotto e non più rifiuto. Attesa dall’intero settore del riciclo da mesi, si spera in un segnale del Governo Italiano per dare luce ad una norma pronta in Europa ma ancora non pervenuta in Italia.
Dopo la norma sull’end of waste, dovremo mettere mano con determinazione per la creazione di un sistema di lavorazione e trasformazione dei nostri rifiuti in risorse, una strategia nazionale che favorisca l’autosufficienza di ogni singola Provincia, abbracciando in toto il modello Economico Circolare e abbandonando una volta per tutte il modello Lineare. La strada è lunga ma abbiamo le potenzialità per farcela in questa sfida globale chiamata “sostenibilità”.
La strada ha il nome di “Economia Circolare”, dobbiamo solo individuarla e intraprenderla di corsa.