Legge di Bilancio 2019: novità per le Auto Elettriche Come funzionano gli incentivi per acquistare un’auto elettrica Non è prevista l’IVA al 4% per i disabili

La mobilità sostenibile a zero emissioni è ormai una realtà consolidata in tutto il mondo. Sempre più auto elettriche o ibride circolano per il globo, è il caso della Norvegia come anche della Cina.

Nella prima si registrano nuove immatricolazioni da parte dei privati mentre in Cina è il trasporto pubblico ad essere total green. Anche nel nostro Paese la recente Legge 30 dicembre 2018 numero 145, meglio conosciuta come Legge di Bilancio 2019, ha introdotto una serie di incentivi per promuovere l’acquisto di auto elettriche o ibride e per l’installazione di punti di ricarica domestici.

Andiamo a vedere nel dettaglio cosa è stato previsto:

Chi acquista un’auto elettrica o ibrida dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021 con un prezzo inferiore a 50.000 euro, può ricevere un incentivo che varia da 1.500 e 6.000 a seconda delle emissioni medie dell’auto e se si rottama o meno la vecchia auto.

Nel dettaglio:

  • Contributo di 6.000 euro per l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida con emissioni medie di C02 comprese tra 0 e 20 g/km, con contestuale rottamazione di un’auto della stessa categoria e omologata in classe Euro 1, 2, 3 o 4;
  • Contributo di 2.500 euro per l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida con emissioni medie di C02 comprese tra 21 e 70 g/km, con contestuale rottamazione di un’auto della stessa categoria omologata in classe Euro 1, 2, 3 o 4;
  • Contributo di 4.000 euro per l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida con emissioni medie di C02 comprese tra 0 e 20 g/km, senza rottamazione;
  • Contributo di 1.500 euro per l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida con emissioni medie di C02 comprese tra 21 e 70 g/km, senza rottamazione.

Il veicolo consegnato per la rottamazione deve essere intestato da almeno dodici mesi allo stesso soggetto intestatario del nuovo veicolo o ad uno dei familiari conviventi alla data di acquisto del veicolo medesimo.

Il contributo viene riconosciuto dal venditore all’acquirente, mediante uno sconto sul prezzo di acquisto. L’incentivo è cumulabile con altri incentivi di carattere nazionale.”

Previste detrazioni fiscali del 50% dalle tasse per chi decide di installare punti di ricarica domestici (presso la propria abitazione) dal 1 marzo al 31 dicembre 2021. L’importo massimo che si può detrarre è di 3.000 euro e può essere detratto in dieci quote annuali di pari importo. Nella detrazione rientrano anche i costi iniziali per la richiesta di potenza addizionale al contatore, fino ad un massimo di 7 kW.”

Recepite le novità, vediamo quanto questa misura è concretamente utile a far aumentare il numero delle immatricolazioni “elettriche” che nel nostro Paese non arrivano a 10.000 (dati 2018).

Non è previsto per i disabili, l’acquisto di un’auto elettrica con IVA agevolata al 4%. Cosa gravissima. Infatti tale agevolazione resta solo per le auto a benzina fino a 2.000 cc o diesel con cilindrata fino a 2.800 cc. L’agevolazione è per auto nuove o usate ….. e per le auto elettriche? Niente. Distrazione? Approssimazione? Dopo i tagli agli studenti disabili, dimenticano anche l’IVA al 4% sulle autovetture elettriche. Insomma è imperdonabile. Si spera in un tempestivo intervento del Governo per ripristinare l’IVA al 4 invece dell’attuale 22% per i disabili che vogliono acquistare un mezzo elettrico. Attendiamo con santa pazienza la modifica del provvedimento, sperando che non si faccia della disabilità un lusso (come già fatto da questo Governo con gli “assorbenti”).

Bene gli incentivi per l’acquisto, ma assente un piano infrastrutturale che consenta effettivamente l’utilizzo dell’auto elettrica senza la paura di dover “restare” per strada. La domanda che spesso si sente è: “Posso circolare con la mia auto elettrica senza problemi di rifornimento?” ovvero “Se la compro, posso utilizzarla come la mia vecchia auto a combustione?”.

Proviamo a dare qualche risposta fornendo dei dati concreti su cui ragionare.

Ho provato a verificare la presenza di colonnine elettriche sul territorio nazionale attraverso le numerose App messe a disposizione da Enel, Tesla o Evway. I dati non sono proprio entusiasmanti. In Italia attualmente sono presenti circa 4.207 colonnine dislocate in 2.108 postazioni segnalate. Una colonnina ogni 14.388 abitanti a differenza della Norvegia con una colonnina ogni 671 abitanti, l’Olanda con una colonnina ogni 1.665 abitanti e la Germania con una colonnina ogni 3.620 abitanti. Altro aspetto fondamentale è la dislocazione sul territorio delle colonnine. Se nel resto d’Europa il posizionamento delle colonnine è frutto di una strategia nazionale con un criterio di efficienza ben preciso, in Italia il posizionamento delle colonnine viene affidato principalmente all’iniziativa del singolo possessore di un mezzo elettrico, salvo i casi di Enel o Tesla che comunque si trovano a dover affrontare da soli la creazione di un sistema di rifornimento, capace di dare impulso e “senso” all’acquisto di un mezzo elettrico in sostituzione di un vecchio e ormai obsoleto “motore a combustione”. È possibile attuare una manovra che incentivi l’acquisto di un mezzo elettrico senza pensare prima ad una strategia nazionale per la creazione di una rete infrastrutturale che ne consenta effettivamente lo sviluppo? Ci sono ampie zone sul territorio del tutto scoperte di punti di rifornimento e l’autonomia delle auto (totalmente) elettriche non consente lunghi tragitti senza punti di rifornimento lungo la strada da percorrere. Per capire meglio vediamo i tempi di ricarica e di autonomia delle auto elettriche più diffuse.

Tempo medio di ricarica completa (dipende dalla potenza (kW) a cui avviene la ricarica):

  • – Con potenza di ricarica 3,7 kW: 5 – 6 ore;
  • – Con potenza di ricarica 7,4 kW: 3 ore;
  • – Con potenza di ricarica 11 kW: 2 ore;
  • – Con potenza di ricarica 25 kW (ricarica rapida): 30 minuti -1 ora;
  • – Con potenza di ricarica 80 kW (ricarica ultrarapida): 10 – 20 minuti.

Inutile dire che il vero punto di forza che consentirà la diffusione delle auto elettriche e la definitiva messa al bando dei motori a combustione, è la diffusione delle colonnine a ricarica ultrarapida (attualmente pochissime) che da sole possono giustificare anche autonomie di viaggio non proprio performanti rispetto alle auto tradizionali. Recentemente Enel ha reso noto il piano per la mobilità green che prevede l’installazione su scala nazionale di 7.000 colonnine pubbliche per il rifornimento elettrico entro il 2020 e 14.000 entro il 2022 con un investimento complessivo di circa 300 milioni di euro.

Le attuali auto elettriche in commercio possono garantire una discreta autonomia che può andare da 150- 200 Km di media con una carica completa (le più diffuse ed economiche con un prezzo che oscilla tra i 20.000 ed i 40.000 €)  fino ad un massimo di 500 Km (carica completa) per le auto elettriche di lusso. In particolare per le auto elettriche con autonomia elevata i prezzi si aggirano tra gli 80.000 ed i 160.000 €.

I prezzi ancora troppo elevati ed una rete infrastrutturale inefficiente, restano punti critici insormontabili che sembrano non auspicare tempi buoni per una reale transizione. Si ha quasi l’impressione, che il Governo abbia utilizzato tale provvedimento, come uno spot per la propaganda governativa. In particolare la grave assenza dell’IVA al 4% per l’acquisto da parte dei disabili di autovetture elettriche, insieme ad un piano infrastrutturale assente, dimostrano l’approssimazione e la “fretta” con cui tale provvedimento sia stato ideato e scritto.

Non una parola per la “transizione” del trasporto pubblico, che resta un punto fondamentale per favorire una mobilità realmente sostenibile. Auspichiamo un “criterio” nelle buone intenzioni di questo Governo che si concretizzi prima nell’introduzione dell’Iva agevolata per i disabili ed infine nell’avvio di infrastrutture necessarie per lo sviluppo della mobilità elettrica. Ultimo, ma non meno importante, attendiamo un piano ben strutturato per la riconversione green del trasporto pubblico. Senza, sarà difficile avviare una reale transizione energetica del trasporto nel nostro Paese.

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