15 febbraio 1944. E’ guerra. Le 9,30 di quel giorno fissano una ferita sanguinante che resta profonda dopo 75 anni. L’Abbazia di Montecassino è completamente distrutta dal bombardamento brutale degli Alleati.
Mai più un unico edificio è stato oggetto di una simile ferocia. Il generale americano Clark diede l’ordine. Ed iniziarono i bombardamenti. Gli alleati erano convinti che l’imponente edificio sul Monte nascondesse le truppe dei tedeschi in fuga dall’Italia. Non era così.
Passava esattamente sull’Abbazia la linea Gustav. Una linea fortificata dal Garigliano ad Ortona approntata in Italia da Hitler nel 1943 per dividere in due l’Italia.
IL NORD ED IL SUD.
Una linea tirata sullo Stivale dal tiranno psicopatico per difendersi meglio. La stessa linea di divisione che non si è mai sbiadita, usata da sempre per semplificare la complessità della realtà Italiana, una linea disumana che ha preso tutti i colori netti dei giudizi dominanti. Senza lasciare spazio alle sfumature. Più contemporanea delle commemorazioni, ritorna famelica per continuare a demolire il diritto umano alle pari opportunità in un’unica Nazione.
La distruzione dell’Abbazia, seguita dopo un mese esatto dalla distruzione della Città di Cassino con 1000 tonnellate di esplosivo sganciate su meno di 3 chilometri quadrati della Città, è Storia del Mondo.
Raccontata con i dettagli e la precisione degli Storici, merita una conoscenza che non ho.
UN EVENTO DISTRUTTIVO TANTO FEROCE CHE È NELLA STORIA, MA NON RESTA SOLO LÌ.
Non ritorna solo con le commemorazioni annuali, non è impresso unicamente nei cartelli turistici. Va aldilà anche della Medaglia d’oro al valor militare conferita alla Città Martire. Perché quella Terra ha ripreso a vivere subito, in un deserto innaturale di rottami, macerie e malaria. Tra buche fumanti di morte, l’Uomo ha riconquistato il senso della vita oltre la sopravvivenza. Ha ricominciato a camminare, a lavorare, a costruire sopra gli strati dolorosi del ricordo delle persone. Sopra una terra che accoglie le salme di 1051 ragazzi Polacchi del Secondo Corpo d’armata guidati dal Generale Anders. Per lo più ragazzi giovani, giovanissimi. A leggere le date di nascita sulle lapidi nel più grande cimitero Polacco fuori dalla Polonia, i brividi sono l’unica reazione umana.
BRIVIDI, SILENZIO, LACRIME.
Il generale Anders, morto molto dopo nel 1970, volle la sepoltura lì, in mezzo ai suoi uomini.
Certo, l’Italia è stata distrutta ovunque, i bombardamenti alleati hanno demolito case, chiese, ponti, strade in ogni Città Italiana.
Ma la Battaglia di Cassino, da gennaio a maggio del 1944 con le due feroci distruzioni, è certamente un simbolo riconosciuto di ferocia e rinascita, di distruzione ed orgoglio.
Nonno Pasqualino, seduto composto con la fierezza dei suoi 90 anni di vita vera, raccontava con orgoglio la sua impresa.
Nel fiume rosso di sangue, aveva raccolto, sotto il tiro incrociato della battaglia, la Bandiera. Ricordo benissimo il volto, le parole, ma soprattutto le sue mani. Parlavano di orgoglio con il ricordo lucido che si fa Memoria per tutti.
A volte ho pensato al valore di queste parole, a quanto preziosi siano stati i racconti di questa Terra. Mi sono sentita grata di averli sfiorati, da figlia adottiva. Ho capito nel tempo che la Memoria nutre come l’esperienza, forse di più. Ti porta dentro una ricchezza che da solo non costruisci nemmeno se ti impegni con tutte le tue forze.
Se ascolti un Testimone, affidabile e certo come Nonno Pasqualino, c’è solo una risposta possibile, umanamente possibile: GRAZIE.