Mai come in questo periodo, le strumentalizzazioni fatte dal furbetto di turno, si moltiplicano e viaggiano senza sosta da un canale mediatico all’altro, trasmettendo di fatto una fake o una mezza fake, che inevitabilmente condizionano chi non ha giuste informazioni e non ha alcuna voglia di approfondire.
Parlerò in questo articolo di due casi eclatanti. Uno riguarda l’IVA agevolata sugli assorbenti, l’altro caso è invece un vero e proprio evergreen, i comitati che descrivono come dannosi per l’ambiente e la salute tutti gli impianti di trasformazione dei rifiuti. Il tema ambiente è topic e lo sanno benissimo i tanti furbetti, uno di questi è il deputato 5stelle Francesco D’Uva, che durante una trasmissione televisiva ha motivato con una supercazzola la bocciatura dell’emendamento che avrebbe portato l’IVA sui prodotti assorbenti al 4% invece dell’attuale 22.
Il D’Uva, preso alle strette, ha dichiarato che la bocciatura è arrivata in parte per problemi di copertura economica ma soprattutto per motivi legati alla tutela dell’ambiente.
Peccato che due giorni prima il suo Ministro all’Ambiente ha firmato il primo decreto end of waste (cessazione del rifiuto) proprio sul totale riciclo dei prodotti assorbenti che grazie ad una tecnologia Made in Italy consente di trasformare questi rifiuti in nuova materia da riutilizzare nel ciclo produttivo.
L’azienda in questione è la Fater S.p.a. (un giro sulla sua pagina web è d’obbligo, scoprirete un mondo sconosciuto a D’Uva). Proprio due giorni prima, il 15 maggio, il Ministro Costa postava su Facebook: “Sapete che cos’è questo foglio? Un atto molto importante e direi rivoluzionario. Ho appena firmato il decreto che fa decollare un’industria tutta italiana che coniuga riduzione dei rifiuti, riciclo, economia circolare. Quello che ho firmato è il decreto end of waste sui pannolini usati. Sì, avete capito bene: da oggi circa 1 milione di tonnellate di pannolini non verranno più bruciati negli inceneritori né gettati in discarica ma bensì verranno recuperati e diventeranno tecnicamente materia prima seconda. Questi sono i giusti passi per un futuro ambientalmente sostenibile”.
Nel post, il Ministro a causa dell’euforia ha dimenticato di citare anche gli altri prodotti assorbenti ma nel decreto sono ampiamente specificati. Smantellare la supercazzola di D’Uva da un punto di vista tecnico non basta. Il problema principale è costringere la donna ad utilizzare “coppette” o “pannolini lavabili” in nome della tutela ambientale. Come se all’improvviso fosse la natura femminile la causa dell’inquinamento globale. In trasmissione, dichiarava convinto, il 17 maggio :” gli assorbenti causano inquinamento”.
Risolto il problema grazie alla ricerca scientifica, all’innovazione e a tanto studio (che probabilmente a qualcuno manca), resta l’immagine della donna non solo mortificata nella sua natura per qualcosa di grandioso che nulla ha a che vedere con il “lusso” ma anche la sua strumentalizzazione insieme a quella dell’ambiente per giustificare una totale incapacità. Bastava dire “abbiamo preferito l’Iva al 4% sul tartufo piuttosto che sugli assorbenti”. Avrebbe fatto più bella figura.
Resta poi, il sacrosanto diritto della donna di SCEGLIERE, sempre e comunque. Da una strumentalizzazione misogina e poco ambientalista, passiamo ad un altro fenomeno, più subdolo, che vede la creazione di comitati, impegnati nella lotta agli impianti di riciclo e trasformazione rifiuti senza alcuna distinzione, in nome dell’ambiente. Un paradosso assurdo. Bloccano qualsiasi tecnologia senza se e senza ma, non sapendo affatto che tali impianti, sono i migliori alleati dell’ambiente. Senza impianti di riciclo l’Italia è oggi il Paese che conosciamo, dove l’economia lineare ancora la fa da padrona e l’economia circolare, tenta timidamente di emergere.
Gli Impianti di riciclo trasformano un problema come il “rifiuto” in una “risorsa” di valore, consentendo la circolarità delle materie e di conseguenza la diminuzione dello sfruttamento delle risorse naturali.
Creano posti di lavoro, tutelano l’ambiente e rendono inutili discariche ed inceneritori. La tutela dell’ambiente e quindi l’economia circolare è strettamente collegata all’innovazione e alla ricerca scientifica che consente lo sviluppo di tecnologie sempre più green per rendere la società sostenibile. Senza ricerca e senza impianti, il rifiuto resta un rifiuto e non potrà mai diventare una risorsa.
Farlo capire non è complicato, basterebbe spiegarlo. Il problema è che chi dovrebbe spiegare preferisce cavalcare l’ignoranza collettiva piuttosto che combatterla, sperando di raccattare qualche voto in più. Proprio l’assenza di una corretta informazione, genera lo stallo totale e spesso in nome dell’ambiente si alzano barricate che celano interessi privati che invece di tutelare l’ambiente lo distruggono. L’ignoranza e dunque la non conoscenza, è la principale causa di tutti i nostri mali.
Ci sono altre tipologie di impianti come discariche ed inceneritori che realmente causano danni per l’ambiente e per noi stessi e questi si che andrebbero contrastati, ma proponendo una soluzione reale. La soluzione è l’economia circolare. Servono impianti di riciclo ma soprattutto tanta cultura per combattere la paura generata dall’ignoranza. Dal fenomeno della partecipazione oppositiva, passiamo all’ultima trovata del mondo della finanza.
Pochi giorni fa è apparsa una notizia in rete che riportava uno studio commissionato dalla De Nederlandsche Bank, sull’impatto ambientale dei metodi di pagamento. Nello studio si legge che le transazioni con pagamento elettronico tramite carta di credito emettono meno CO2 rispetto alle tradizionali transazioni in contanti.
A fronte di 4,6 g di CO2 emessi per i contanti, con le carte di credito si emettono 3,78 g di CO2. Tutto vero, bisognerebbe però evitare di presentare una chiara promozione dell’utilizzo delle carte di credito o di debito utilizzando la tutela ambientale. Lo studio che viene commissionato da una Banca in un momento in cui il tema ambientale è topic, dovrebbe farci riflettere e indirizzarci verso una cosa che ultimamente abbiamo abbandonato …. il dubbio. Lo stesso dubbio che favorisce il ragionamento e la ricerca. Lo stesso dubbio che in molte occasioni ci ha reso migliori.
Questa ultima notizia che vi riporto serve solo a far capire quanto sia oggi utilizzata la “difesa dell’ambiente” per promuovere qualsiasi cosa. La trovo personalmente una scellerata esagerazione ed una vera e propria strumentalizzazione a fini commerciali. Bisognerebbe spiegare anche l’impatto che l’utilizzo delle carte di credito hanno sul consumatore.
La scarsa percezione della spesa, consumismo per niente sotto controllo e quanto tutto ciò incide in maniera sistemica sull’ambiente.
L’unico consiglio che mi sento di dare è diffidate degli estremismi, informatevi prima di farvi un’idea, non vi fermate alla prima notizia apparsa in rete e fidatevi sempre della scienza.
Il tema dell’ambiente è di cruciale importanza ma ha bisogno di tanta “cultura e ragionevolezza” altrimenti si rischia di danneggiarlo e di conseguenza danneggiare noi stessi. Solo attraverso la cultura possiamo combattere la paura e l’ignoranza e salvare il pianeta e noi stessi.