Chi non conosce la famosissima “teorema”? Prendi una donna, trattala male… ecc. ecc. Il nostro atteggiamento verso le notizie di cronaca, specie quelle che riguardano lo stupro, ormai sono diventate così: teoremi, solo che ad essere maltrattata è la prudenza e la ragione.
Alla news di una ragazza violentata in ascensore, nel napoletano, abbiamo costruito tre aguzzini, mostri, li abbiamo arrestati, condannati, invocando castrazione chimica, impiccagione, terra bruciata sui parenti e gli amici. Poi? Abbiamo scoperto che i fatti non erano andati proprio così, o meglio, che non sarebbero andati così.
E allora? Che abbiamo fatto? Abbiamo forse taciuto? Ci siamo concentrati sulle possibilità, di fatto remote, ma non certo tanto da farci cantare vittoria, che un asteroide distruttivo colpisca la Terra, proprio in questo momento? Niente affatto. Abbiamo semplicemente cambiato teorema.
I tre scarcerati sono stati indicati come il trionfo dell’ingiustizia, approfittatori consapevoli di una condizione mentale difficile, bestie sempre, ma “con altri mezzi”.
Ai nostri giorni la cronaca propone il dovere di conoscenza dei fatti, ma non dovrebbe imporre l’analisi sulle “relate”, ad ogni costo. Si può anche tacere, attendere, provare a mettere insieme tanti elementi, oltre a quelli che appaiono, appena si alza la polvere. Si può provare ad attendere che la polvere si posi, per un sopralluogo più approfondito e meditato dell’impatto.
I racconti dell’orrore non devono per forza somigliare a quelli che immaginiamo, e a volte la realtà è molto distante da come vorremmo che fosse, solo perché ce la siamo figurati così.
Il paese in questi giorni è alle prese con il romanzo d’avventure ideato dalla maggioranza degli italiani: giungla d’asfalto, orde di neri a caccia di donne bianche, fucilieri improvvisati che finalmente potranno giustiziare i ladri. Il moto del popolo è come una marea oceanica: impossibile da arginare.
Esso travolge tutto: ragione e sentimento, pathos e congettura, ma soprattutto, vite e persone, maciullate, tritate, date in pasto alla bestia, fatte a brandelli, e digerite senza voltarsi indietro.